domenica 24 marzo 2019

Recensione "Quello che non ho scritto" di Daniele Marzo

Titolo: Quello che non ho scritto 
Autore: Daniele Marzo 
Casa Editrice: Gruppo Albatros
Genere: Narrativa 
Pagine: 113
Prezzo di copertina: 12,00

Trama: "Mi chiamo William James Burton e da circa due anni sento il desiderio di trasformare il mio silenzio in un libro". Quando Will prende in mano la penna e inizia a scrivere, pensa che è esattamente quello che gli serve per sfuggire alle giornate vuote che si susseguono una dopo l'altra, senza stimoli, senza emozioni, senza parole. È stanco, ma sente che è ora di cambiare qualcosa; non può più andare avanti così. È arrivato a un punto fermo, e adesso tocca a lui decidere se voltare pagina o continuare a rileggere quella squallida realtà che spaccia per vita. La storia d'amore che sta scrivendo sembra interessante, poi, ad un certo punto, il black-out. Cosa non ha funzionato? Perché la storia sembra avere vita propria e va verso un finale diverso da quello che ha immaginato? Forse è giunto il momento, per Will, di confrontarsi con quei mostri che ha sempre sperato di non incontrare... per lui il passato e il futuro sono congelati, esiste solo il presente, ed è proprio il presente che deve cercare di capire, pagina dopo pagina insieme ai lettori, per conoscere fino in fondo lo sconvolgente finale che si cela in fondo alla storia che non riesce a terminare.

Recensione:  Avete presente il momento in cui non riuscite a a trovare una lettura che sia diversa, ma quella arriva proprio in un momento inaspettato? È ciò che è successo a me proprio un paio di sere fa, grazie al gentilissimo Daniele Marzo che ci ha inviato questa piccola perla di saggezza. 

La vita di William James Burton si è fermata da circa due anni, due anni dove tutto è solo silenzio. Non appena capisce che l’unico modo per trasformare il silenzio è scrivere un libro, prende la penna in mano e davanti un foglio bianco inizia a riflettere. Una storia d’amore sarebbe perfetta, una storia d’amore dove il personaggio sarebbe stato lui è la dolce donna sarebbe stata la sua amata Julie. Ma qualcosa non va come deve perché William non ha più il controllo che voleva, non sa come mai il finale non sia quello giusto. Ed è qui che capisce il motivo di quel finale tanto diverso dalla propria immaginazione. È una sfida tra il passato e il presente dove William sarà costretto a comprendere quale sia la verità che si cela dietro i suoi pensieri, quale sia in realtà il vero finale della sua storia. 

Quando ho terminato di leggere i ringraziamenti e non appena ho chiuso il libro un senso di tristezza si è posato nel mio petto. Ho passato interminabili minuti a riflettere sulle parole ferme del protagonista, su ciò che ha scritto e ciò che in realtà non ha scritto. In quel preciso istante mi sono sentita come William, persa in un angolo silenzioso che faceva troppo chiasso.

William James Burton vive in un mondo lontano da tutti, dalle delusioni, dalle emozioni; stanco di vivere una vita così sbagliata ai suoi occhi e stanco di mettere a tacere i demoni che troppo spesso riescono a liberarsi. Posso dire che è un uomo carico di pensieri dal momento che vive nella sua bolla silenziosa, ma che lo protegge. Sono rimasta veramente affascinata da questo personaggio molto complesso se lo si va ad analizzare, quasi mi ricorda Eugenio Montale con il suo vedere la vita in modo sofferente. Grazie alle parole dell’autore ho indossato i vestiti del protagonista, provando a sentire le sue sofferenze sulla mia pelle. 

Potrei provare a spiegare il perché della sua resa interna, del motivo per il quale non provava più stimoli per nulla; del suo lavoro, che riempiva le sue giornate vuote, e del suo sogno che non era mai riuscito a realizzare.

Oltre a William mi ha incuriosito anche il personaggio di Berney che, anche se poco presente, con i suoi modi di fare e di dire ha lascito un segno. Da quel che ho potuto leggere mi è sembrato un uomo pacifico ma anche duro quando serve. Questo l’ho potuto constatare in una scena dove lo vede con William, dove le sue parole sono state quasi lame affilate lanciate verso l’amico. Nel complesso credo che proprio grazie a Berney il protagonista sia arrivato alla conclusione.

<<Vuoi sapere se ti ho perdonato? È così importante per te? No, io non credo. Sai cosa penso? Penso che questa domanda la dovresti fare a te stesso. Ti sei mai perdonato tu Will?>>.


“Quello che non ho scritto” è un libro diverso da quelli che sono abituata a leggere, un libro che ti porta a riflettere sulla propria vita come Will ha fatto con la sua. Sin dal momento in cui ho letto la trama avevo capito che mi sarebbe piaciuto, ma una volta che l’ho terminato mi è sembrato quasi banale dire così. Mi ha dato un insegnamento, anche se piccolo però c'è stato. La trama è breve ma intensa, profonda. Ho apprezzato tantissimo il modo in cui l’autore ha parlato del personaggio, raccontando in terza persona le vicende. Di solito i libri scritti in questo determinato modo non mi colpiscono più di tanto ma con questo è stato diverso. Non ho riscontrato nulla di negativo e voi, cari lettori, sapete che le mie parole sono più che vere e sincere dal momento in cui quando un libro non mi piace non esito ad esprimere il mio giudizio. 

Il linguaggio utilizzato per certi versi risulta semplice, per altri più complesso dove vi sono i pensieri contorti. Grazie allo stile adottato sono riuscita a leggere questo libro in davvero poco tempo, con molta leggerezza. Il linguaggio in oltre è molto riflessivo, oserei dire quasi intimo.

In conclusione non posso che dire di aver tenuto tra le mani un piccolo capolavoro che, a parer mio, merita davvero di essere conosciuto da un vasto pubblico di lettori.

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