sabato 21 settembre 2019

Recensione "Tutto il mare è nei tuoi occhi" di Silvia Ciompi

Titolo: Tutto il mare è nei tuoi occhi 
Autore: Silvia Ciompi 
Casa Editrice: Sperling & Kupfer
Genere: Narrativa
Pagine: 451
Prezzo ebook: 9,99€ 
Prezzo cartaceo: 15,21€ (offerta)
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Trama: Ci sono persone che vedi una volta e ti lasciano subito il segno, come se ti firmassero la pelle con il loro nome e si mischiassero alle tue molecole. Bolognini Mirko, detto Bolo, è una di quelle. Con i suoi tatuaggi sbiaditi, i ricci scombinati e il sorriso più strafottente dell'universo, è entrato nella vita di Gheghe senza avvisare, un pomeriggio d'inverno, mentre fuori il cielo grigio minacciava pioggia, e da lì non è più andato via. E Gheghe non si è nemmeno resa conto di quello che stava succedendo, troppo presa a viverla, la vita, per avere paura. Nessuno dei due aveva mai pensato che amare qualcuno potesse essere così. Così bello, così vero, così pieno di risate, di baci e così doloroso. Anche adesso che sono passati mesi dal loro addio, ogni volta che i loro sguardi s'incrociano è un cortocircuito. Come se nulla fosse cambiato e toccarsi fosse ancora inevitabile. Entrambi sanno di essere troppo diversi per stare insieme: lui fedele da sempre soltanto alla curva dello stadio, perché è lì che ha imparato a camminare, a correre, a guidare il tifo e a prendersi a pugni; lei ai suoi libri, perché è lì che ha iniziato a sognare. Ma l'amore non si può controllare, arriva dritto come un colpo ben assestato che non ti aspetti. Un amore inatteso e travolgente, che sa mordere la vita, come solo a vent'anni si può fare.


«Allora, andiamo?»

«Dove, stavolta?»
«Alla fine del mondo.»

Ho atteso con ansia l’uscita di questo libro per un sacco di tempo, ma purtroppo quando è stato il momento non ho potuto acquistarlo, perciò ho recentemente recuperato. Questo libro è lo spin-off del romanzo d’esordio di Silvia Ciompi, Tutto il buio dei miei giorni, una scrittrice italiana nata sulla piattaforma Wattpad e incredibilmente talentuosa. Entrambi i romanzi sono autoconclusivi, ma io consiglio la lettura di tutti e due in ordine di pubblicazione. Sapevo già cosa aspettarmi da lei, visto che la seguo assiduamente, e infatti non mi ha delusa, superando di gran lunga ogni mia aspettativa. Se avevo amato Teschio e Camille devo dire che Bolo e Gheghe hanno davvero un posto speciale nel mio cuore, la loro storia mi ha segnata profondamente.
Mirko Bolognini, detto Bolo, è un trentenne scapestrato e con la battuta sempre pronta, affetto dalla sindrome di Peter Pan. Bolo è un ultras. Lui non ama semplicemente la curva, perché la curva è una parte di lui, lui c’è nato ed è tutto quello che ha. Bolo è un portuale, nato in un quartiere periferico, non ha altri interessi se non i suoi fratelli, gli ultras, lo stadio e la sua famiglia. Si porta dentro un carico di sofferenze, rancori e dolore non indifferente, tutto questo finché non incontra Gheghe.

Io, come dice mio padre, ultras ci sono nato e ho scelto di venire al mondo esattamente lì, sotto le mura scorticate di quello stadio sdraiato sul lungo mare della mia città. La mia scuola di vita, quella che mi ha fatto diventare come sono, è stata la curva. Lì, su quei gradoni, ho imparato cosa vuol dire essere centinaia di persone che diventano una sola, e questo sui libri non si impara.

Bolo mi è entrato dentro profondamente, devo ammettere che tra tutti e quattro i protagonisti dei due libri lui è il mio preferito, probabilmente perché siamo davvero simili. Entrambi amiamo intensamente il calcio, abbiamo una famiglia che è un mezzo disastro e quando facciamo qualcosa tendiamo a scappare dalle nostre responsabilità. Perché è così che fa Mirko quando succede qualcosa, qualcosa di brutto o di sbagliato, lui scappa, a meno che non si tratti del gruppo ultras ovviamente, quando si tratta della curva niente viene prima, prima della fede, della passione e dell’amore incondizionato che li unisce tutti sotto gli stessi ideali. L’ho apprezzato tantissimo anche per la sua crescita evidente durante tutto il romanzo, lui è un personaggio tridimensionale spaventosamente umano, è uno di noi, con le sue fragilità e la sua valanga di problemi ed è impossibile non rispecchiarcisi almeno un po’.

Sempre fieri della maglia, un solo credo al di là del risultato e di tutto il resto, noi avremmo cantato a squarciagola. Noi saremmo stati sempre uniti, con un solo grande amore e un grido unico di ribellione.

Margherita Nardelli, detta Gheghe, invece è il suo completo opposto con la pelle chiara, i capelli e gli occhi scuri, fedele sempre e solo ai suoi libri. È una cuoca provetta, un’incredibile logorroica, una studentessa di filosofia, ma soprattutto è una forza della natura. Ha affrontato l’inferno e ne è uscita indenne. Non credo che sarei stata in grado di ricominciare a vivere se avessi affrontato tutto ciò che ha passato lei. Ma quando incontrerà Bolo non farà in tempo a sottrarsi dall’esplosione che provocherà intorno e dentro di lei. Gheghe è una di quelle con la faccia che parla e il cuore di cioccolata, è una di quelle che credono nei sogni e che si aggrappano disperatamente ad essi. Però anche lei ha cicatrici profonde, che l’hanno cambiata e questo non si può dimenticare, l’ho ammirata moltissimo per il suo coraggio e la sua forza, lei è una di quelle che vorresti come amiche nella vita reale, una di quelle con le palle e passatemi il francesismo.

Mi mancava il mondo esterno, la mia vita di prima, ma quando ti convinci di essere diverso dalle persone normali, di non appartenere più allo stesso posto, quel luogo che ti allontana e ti divide non è più una prigione, ma un porto d’approdo, un rifugio.

Bolo e Gheghe sono completamente diversi, ma tremendamente simili. Il loro è un amore potente, viscerale e doloroso, non è uno di quelli dolci tutti zucchero e confetti. È un amore che puoi vivere una sola volta nella vita e che se anche poi finisce tu non te lo scordi, perché ce l’hai inciso come inchiostro sulla pelle, in modo indelebile. La loro storia d’amore è la più anticonvenzionale e travagliata che si sia mai vista, ma sinceramente credo sia anche la più bella che abbia mai letto, la più vera.

Questo siamo noi, siamo due che non vogliono morire mai, che non vogliono smettere di stare una addosso all’altro. Due pazzi egoisti che si incastrano alla perfezione.

Hanno lottato per il loro amore contro tutto e tutti, non vi dirò se hanno vinto, se ce l’hanno fatta, non spetta a me, dovrete scoprirlo da soli, che questa è una storia di cui va vissuto ogni attimo (armatevi di Kleenex però!).
Lo stile di Silvia mi ha catturata sin dalla dedica (che ho amato), lei scrive in modo crudo, forte e ti schiaffa in faccia la realtà senza fornirti alcuna protezione, ma nonostante questo tutto ciò che scrive è davvero poesia. In più il suo accento toscano, che traspare nitidamente dalle sue parole mi fa impazzire. La stimo moltissimo perché lei ha avuto il coraggio di staccarsi dai soliti canoni, e di raccontare la realtà dei fatti così com’è, senza balsami. Perché i protagonisti sono persone qualunque, potremmo essere io e te, che vivono vite normali come ognuno di noi, niente più niente meno. La stimo perché lei è una scrittrice di vita vera. Inoltre un’altra nota di merito le va per aver scelto di raccontare proprio il mondo degli ultras con tutti i suoi retroscena, sia quelli belli che quelli brutti, un mondo in realtà sempre molto discriminato a mio parere. Ovviamente ci tengo adire che è un mondo vicinissimo a lei, in quanto lei stessa fa parte del tifo organizzato per la squadra della sua città. Mi ha fatto davvero piacere che a differenza del primo libro, in questo la componente ultras sia stata così presente, è una parte molto importante del libro e senza di essa molte cose non avrebbero nemmeno senso, e io questa cosa l’ho amata alla follia.

E mentre li guardo, sudati, a petto nudo sotto al sole, ricoperti d’inchiostro, ubriachi di alcol e passione per la vita che fanno, li vedo ora per la prima volta, come da fuori non li avevo mai visti. Sembrano quasi pirati, su quella balaustra, in equilibrio, protesi in avanti, fieri, orgogliosi. Ribelli con un megafono in mano e i tamburi che battono fortissimo a tempo. Sembrano liberi. Senza regole. Senza vincoli. Gli ultimi inguaribili romantici aggrappati a una passione, a un ideale e a una fede che si portano dentro, nel sangue.

Potrei continuare a parlare per ore di questo libro, però non lo farò, voglio che se lo leggerete siate voi a scoprire ogni particolare. Questa è una storia che vi darà tanto, ma vi toglierà anche tanto, vi frantumerà il cuore in mille pezzi però vi farà sognare. Ammetto che ho pianto come una bambina, come non lo facevo da anni e che non avevo il coraggio di finirlo. Ma ne è valsa la pena, dio se ne è valsa la pena. Questo è un libro che va letto almeno una volta nella vita, uno di quelli che ti si imprimono a fuoco dentro, perché Bolo e Gheghe hanno fatto così con me e non li dimenticherò. Leggetelo, davvero, non ve ne pentirete e vi giuro che vi innamorerete di loro proprio come ho fatto io.

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